Un anno di forte ripresa il 2014 che si è chiuso con +15% rispetto al 2013 in termini di richieste di finanziamento per la casa e +30,6% su base annua per il mese di Dicembre.
Alla base del trend in recupero ci sono soprattutto due fattori: il tasso variabile conveniente, scelto oggi in almeno il 60% dei contratti, e la componente sempre più pesante dei mutui di surroga (circa il 30% sul totale), importanti perché riguardano clienti con un profilo di rischio già valutato.
Secondo i dati comunicati dal Crif, si è mostrata la tendenza verso una riduzione del prezzo medio degli importi: 124.346 euro nel 2014, contro i 127.328 del 2013 (e un picco raggiunto a metà 2010 superiore a 140mila).
L’importo è molto più basso in alcune regioni, come Basilicata (103.850 euro) e Umbria (106.756); sale nelle regioni caratterizzate dalla presenza di piazze “calde”, come Milano che porta la media lombarda a 132.590 euro, o Roma che spinge addirittura il Lazio a 145.392 euro. Mentre è senz’altro la componente delle seconde case di fascia alta a spingere il Trentino Alto Adige sul podio, con 153.909 euro di media.«Restando al mercato della prima casa, che rappresenta la fetta di gran lunga maggiore, il trend in diminuzione degli importi è lo specchio di due fenomeni. Segue fedelmente il calo dei prezzi immobiliari – spiega Simone Capecchi, direttore Sales and marketing di Crif – e mostra l’attitudine dei clienti a limitare la richiesta al minimo indispensabile, allungando nel contempo la durata, così da avere rate sostenibili».
La fascia di età tra i 25-30 anni, è sempre la preferita con il 26,8% sul totale, mentre il 19,5% è tra 20 e 25 anni e il 22,5% tra 15 e 20 anni. Le classi di importo, invece, sono così distribuite: il 28% entro i 75mila euro, il 20,2% tra 75 e 100mila, il 28,7% tra 100 e 150mila e il 20,1% fino a 300mila. «Anche come età dei richiedenti si conferma la tendenza all’innalzamento dell’età, seppure con poche differenze rispetto all’anno scorso», dice ancora Capecchi.
La maggior parte dei mutuatari (il 34,9%) ha fra 35 e 44 anni, mentre la fascia 25-34 anni copre il 27,4% e quella 45-54 anni il 21,8%. «Segno di un fenomeno ormai noto, per cui si entra tardi nel mondo del lavoro e, soprattutto, si raggiunge dopo diversi anni la stabilità reddituale richiesta dagli istituti per concedere il credito».Ma che cosa ci aspetta per il 2015? Tutte le previsioni confermano una crescita delle erogazioni. Nomisma azzarda un +18% rispetto ai 24,5 miliardi del 2014. E secondo l’Abi, i clienti dovrebbero godere di spread ancora in discesa, che si attesteranno in media fra l’1,6% e il 2,1%.
Una rigidità, seppur comprensibile visti i paletti patrimoniali che gli istituti devono rispettare con la vigilanza unica targata Ue, che nei fatti non darà ancora grande impulso alle compravendite.
Inoltre, secondo alcune stime individuate dal Crif, nel 2015 si passerà a 430-440mila transazioni contro le 420mila del 2014, in crescita quindi di pochi punti percentuali.
In riduzione, infine gli spread sui mutui che vede un tasso fisso dimezzato , e un – 30% per il tasso variabile. Glispread per il tasso fisso scende all’1,3% (-47% su base annua). E cala all’1,7% (-30%) anche il differenziale applicato al variabile. Nel primo trimestre i valori erano pari a 1,9% e 1,8%.
Migliorano le condizioni per chi deve accendere un mutuo o modificare un finanziamento esistente (surroga). Il dato emerge dalla Bussola di Crif e relativa al secondo trimestre del 2015, secondo cui si consolida la volontà del sistema bancario di rilanciare gli impieghi in ambito residenziale: «Va considerato – si legge nella Bussola – come l’iniezione della Bce nel sistema bancario europeo di ingenti masse liquide assieme a ridotti rendimenti su investimenti alternativi agli impieghi in finanziamenti per la casa continuino a spingere gli istituti di credito verso il rilancio commerciale del prodotto mutuo, proponendo spread e condizioni economiche sempre più ridotte e attraenti per i nuovi potenziali clienti».